Il kerigma è il fondamento del nostro essere e vivere da cristiani; è il “mistero profondo dell’amore di Dio Padre che si è rivelato in Gesù, “Dio fatto uomo”. E’ Lui che, attraverso la sua passione – morte e risurrezione ci salva dal male nel tempo presente? per una eternità “beata in Lui”.
Ci abbiamo riflettuto quest’anno nelle nostre celebrazioni, catechesi, iniziative pastorali; soprattutto nel Triduo pasquale, che ne è “il memoriale” cui partecipiamo in ogni S. Messa.
Gesù ce lo annuncia perché lo accogliamo e lo viviamo nelle sue varie implicazioni, su cui ci siamo soffermati in vari aspetti e modi.
Per il cristiano è la tensione e l’impegno di ogni giorno, a partire dal suo Battesimo. Per questo il Patriarca ci propone di sviluppare la riflessione e le sue applicazioni considerando il Battesimo, che è la porta d’ingresso al grande mistero “della salvezza in Cristo”.
Gesù manda la sua Chiesa, noi cristiani: “Andate … predicate … battezzando tutte le genti …”. Ascoltiamo con gioia la voce del buon Pastore che ci chiama, e lo seguiamo perché Lui è la Via, Verità e Vita.
Con il Battesimo diventiamo cristiani, e cioè “discepoli di Cristo”, non solo perché abbiamo ascoltato il suono della sua voce, ma il messaggio: la proposta di vita piena di amore vero.
E se facciamo nostro il suo Vangelo, ne diventiamo testimoni: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Gesù ci pone come “comandamento nuovo” e primario: il volersi bene per costruire un mondo migliore.
Come allora vivere secondo il nostro Battesimo, da cristiani-testimoni dell’amore, in questo mondo in cui abitiamo come cittadini liberi, consapevoli e responsabili, resistendo e contrastando quel clima di sospetto, rancore, minaccia, violenza che genera indifferenza, chiusura, odio, xenofobia e razzismo …?
Cerchiamo quel “bene comune” che si nutre di valori umani e cristiani, e produce “la civiltà dell’amore” in cui tutti stiamo meglio.