Capire i segni che Gesù ci dona

EDIZIONE STRAORDINARIA: IMPORTANTI NOTIZIE PER LA VITA DELLE PARROCCHIE DI ASSEGGIANO E GAZZERA

Abbiamo composto questo numero straordinario dell’«Eco di Asseggiano» e del «Foglietto» della Gazzera perché, nel pieno dell’estate, sono arrivate importanti notizie per la vita delle parrocchie di S. Maria del Suffragio e di S. Maria Ausiliatrice della Gazzera.

Ringraziamo il Signore perché la Parola di Dio ci aiuta a guardare con fede le cose che viviamo. A non fermarci alle notizie ma a capirne il senso.
Anche l’avvicendarsi dei pastori delle comunità non è fine a se stesso. Dio ci manda nella vita persone da servire, da amare e anche da cui essere serviti e amati: tutto ciò è un segno del suo amore, che è più grande anche delle difficoltà, delle paure e dei distacchi.
Il Patriarca ha nominato due sacerdoti che saranno parroco e viceparroco sia di Asseggiano sia della Gazzera.
Il nuovo parroco sarà don Marco De Rossi, ha 47 anni e finora è stato parroco ai Ss. Francesco e Chiara a Marghera. Nel 2010 era succeduto, come accade anche stavolta, a don Ottavio Trevisanato. Il suo viceparroco sarà don Massimiliano Causin, 33 anni, che prima ha svolto il suo ministero di viceparroco a Favaro. Già in quell’occasione si è speso per servire due parrocchie insieme: S. Andrea e S. Pietro.
Don Ottavio lascia la responsabilità di parroco della Gazzera ma continuerà il suo ministero di collaboratore in entrambe le parrocchie.
Don Giovanni invece, svolgerà il ministero di viceparroco nel territorio di Eraclea. Don Valentino è stato nominato parroco di tre parrocchie di Dorsoduro, nel centro storico di Venezia: Carmini, Gesuati e San Trovaso.
C’era bisogno di loro lì. Punto. Non siamo nella condizione di giudicare il disegno dell’intero Patriarcato di Venezia. I cambiamenti annunciati si realizzeranno nel concreto all’inizio di ottobre.
Il Patriarca continua a prendersi cura della sua chiesa: ha donato alle nostre parrocchie due nuovi sacerdoti giovani e ha confermato un’ulteriore aiuto in don Ottavio: c’è da esserne molto grati.

Nelle Messe domenicali stiamo leggendo il Vangelo di Giovanni al capitolo 6. Oggi inizia il lungo discorso di Gesù che segue il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nel Vangelo di Giovanni non si parla di miracoli, ma di segni. Si vede qualcosa: acqua che diventa vino, paralitici che guariscono, pochi pani e pesci che sfamano una moltitudine ma Gesù non permette mai di fermarsi a ciò. C’è sempre un invito a riconoscere qualcosa di più grande: liberare dalla fame, dalla malattia e dalla morte serve a far riconoscere ciò che davvero salva ogni persona: l’amore di Dio Padre che si manifesta nella persona di Gesù Cristo.
Non è sempre facile riconoscere questo amore: lo stesso Gesù è caustico nell’osservarlo. “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni [di Dio Padre presente in mezzo a voi] ma perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati”. Se questa tentazione può valere per il cibo tanto da portare l’entusiasmo della folla a voler incoronare Gesù come re, è possibile che lo stesso fraintendimento ci sia anche quando ci sentiamo nutriti, sazi, di beni spirituali legati alla fede.
Se la fede è vissuta bene, nella preghiera, nella vita di comunità, nelle relazioni con il sacerdoti e con i fratelli, nell’aiuto a chi ha bisogno, è fonte di grande gioia ed è motivo di speranza e di sostegno: a coloro che hanno assaggiato questo cibo verrebbe da riempirsene la pancia ma anche i beni spirituali, in questa logica, diventano “cibo che perisce”, che non basta. Il Signore Gesù invece invita a darsi da fare per il cibo che non finisce, che dura per la vita eterna, che riempie la vita di una soddisfazione che anche le imprevedibili svolte della vita non hanno il potere di toglierci.
Questo cibo è vivere la relazione con Dio Padre. Chi ha iniziato a superare la superficie del segno capisce che il bene che riceve è la presenza di Dio che chiama alla Comunione con lui. Non solo, Gesù rincara la dose e afferma in maniera perentoria “come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, vivrà per me”. Questa frase è di una potenza sconvolgente se colta nel suo senso profondo: mangiare Gesù significa vivere per Gesù, donare la vita per amore secondo la logica del comandamento nuovo “che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato”.
Questa improvvisa sterzata che Gesù da al discorso getta nello sgomento gli ascoltatori: ma chi vuole accettare e accogliere ciò che Gesù sta dicendo inizia a capire che seguirlo significa trovare la vera vita donandola.
Don Valentino è rimasto alla Gazzera nove anni. Lui e don Giovanni hanno camminato con la parrocchia di Asseggiano un paio d’anni. A Gesù questo tempo è bastato per creare una comunità di discepoli capaci di testimoniare la risurrezione. Preghiamo perché ciò accada anche tra noi. Ogni momento di passaggio è un’occasione per prendere in mano quello che si vive e dare ad esso il senso che Dio ha pensato.
Avremo modo di salutarci, di preparare tutto al meglio per l’ingresso dei nuovi sacerdoti, ma intanto chiediamo al Signore di riuscire a vivere con fede le novità. Per noi sacerdoti non è facile: siamo chiamati ad amare le persone con l’intensità con cui le ama Gesù, a non essere degli estranei burocrati del sacro, contemporaneamente però, il Signore ci invita ad avere la sua stessa libertà di cuore. Davanti a sua mamma, la Santissima Vergine Maria, è riuscito a dire “chi fa la volontà del Padre mio, questi è per me fratello, sorelle e madre”. I sacerdoti che verranno, vorranno bene a ciascuno di voi cercando di imitare il modello di Gesù buon Pastore. La cosa più saggia da fare è aprire il cuore con gioia alla novità che viene da Dio.

Grazie a tutti.

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