
SENTIRE LA MANCANZA PER TROVARE LA SORGENTE
“Capisci il valore di una cosa solo quando l’hai persa”. Spesso questa frase esprime lo sconforto di morosi, amici, perfino figli, amareggiati dal rimpianto di non aver saputo vivere bene la loro relazione. Talvolta si ha anche il dono di recuperare e di riuscire a coltivare quanto prima era trascurato e ciò e fonte di grande gioia.
Le situazioni contrarie si illuminano a vicenda: privazione e godimento, amarezza e felicità, entusiasmo e raccoglimento, frustrazione e soddisfazione. Questo vale anche nel nostro rapporto con Dio: quest’anno abbiamo vissuto un Carnevale sottotono, avremmo voluto esprimere l’allegria e il divertimento ma le note circostanze lo impediscono. In realtà, anche in anni normali emergeva un certo distacco: abbiamo talmente tante occasioni per fare festa che non ci serve un periodo apposta del quale approfittare.
Nel nostro rapporto con Dio, invece, le occasioni per coltivare la sua amicizia e curare la nostra anima non si sono moltiplicate. Sembrerebbe paradossale, ma se uno perde la capacità di raccogliersi non saprà nemmeno gioire: la gioia profonda viene dall’amore e l’amore ha bisogno, per essere vero, della profondità di noi stessi. Solo il raccoglimento permette di arrivare a quella soglia di intimità con se stessi nella quale abita anche Dio.
Sono sempre più convinto che i giovani e gli adulti fossero capaci di riconoscere che nella loro vita la gioia scarseggia andrebbero con maggiore convinzione alla ricerca della sorgente. Invece, per paura di non trovarla, nemmeno la cerchiamo e ci accontentiamo di scadenti surrogati della vera gioia. […]
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1596, www.parrocchiasseggiano.it