
PAURA DI ESSERE DA SOLI
Più passa il tempo più l’esperienza mi conferma della saggezza di quanto dice Papa Francesco quando cerca di svegliare “i cristiani senza Cristo.” Tra i primi possiamo annoverare, come atteggiamento, le donne che vanno al sepolcro il mattino di Pasqua: vogliono bene a Gesù, desiderano fare il bene, ma il loro cuore è limitato alle loro povere risorse. Emerge l’inadeguatezza, la sproporzione tra quello che vorrebbero fare e le loro reali possibilità. Si concepiscono sole: Gesù è morto e chiuso in una tomba, nemmeno viene loro in mente che possa fare qualcosa riguardo alla loro preoccupazione. Quante volte affrontiamo giornate, mesi, anni, pandemie con questa persuasione: “Dobbiamo arrangiarci. Siamo pure devoti verso Gesù, ma cosa può fare per i nostri problemi?”.
Come escono le donne da questo stallo? “Alzarono lo sguardo”. Camminavano a testa bassa, assorte nella loro conversazione ed era sfuggito loro il primo segno eclatante: la tomba è già aperta. A questo primo segno della condiscendenza di Dio si accompagna il secondo: una persona che dà un nome al loro atteggiamento sbagliato “non abbiate paura”. La prima conseguenza di pensare di essere soli a dover affrontare le sfide della vita è la paura. È questo il nemico principale. “Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto, non è qui”. É insistente nello specificare: “il Nazareno”, non un Gesù qualsiasi; “il crocifisso”, proprio colui che avete visto morire in maniera atroce è vivo, presente, non è estraneo alla vostra vita. Non è rimasto nel sepolcro dove vi aspettavate di trovarlo, quasi a confermare le vostre paure e la vostra solitudine.
Certe volte il cristianesimo senza Gesù è l’ultima sottile e tenace forma di difesa per la nostra resistenza a cambiare: una tomba chiusa non ha mai scomodato la vita a nessuno. Una tomba spalancata, vuota, e Gesù vivo che ci viene incontro, invece, ci dice che anche ciò che ai nostri occhi sembra impossibile, anche ciò che non abbiamo nemmeno il coraggio di chiedere, Dio ce lo ha già donato in Cristo Risorto. Mettiamo nelle sue mani questo tempo difficile, affidiamogli soprattutto tutte le situazioni della nostra vita, tutte le ansie del nostro cuore che la pandemia ha reso più evidenti e dolorose. Il Signore ci scuote dal nostro torpore in cui ci pensiamo soli e abbandonati. Possa la luce di questa Pasqua rischiarare le tenebre del nostro cuore e aprirci alla speranza.
Un abbraccio, sulla carta, in attesa di potercelo dare di persona. Cristo è veramente risorto!
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1603, www.parrocchiasseggiano.it