
Preghiera, comunità e studio
Per poter descrivere quali siano gli aspetti essenziali che il cammino del seminario custodisce, si potrebbe riprendere un esempio che solitamente il nostro patriarca Francesco ricorda a noi seminaristi. Tre sono i “pilastri”, per così dire, del seminario: la preghiera, la comunità e lo studio.
La preghiera è l’elemento fondamentale del nostro percorso. Viene vissuta prima di tutto nella partecipazione quotidiana alla Santa Messa ed è in altri termini il faro che illumina tutto ciò che ci viene proposto all’interno del nostro percorso. Nell’arco delle giornate ci sono altri momenti molto importanti di preghiera, come la liturgia delle ore, l’adorazione al Santissimo, la meditazione e le catechesi.
I vari appuntamenti richiamano direttamente alla vita comunitaria. Vivere la quotidianità con gli altri seminaristi è infatti altrettanto essenziale, proprio perché ci offre la possibilità di maturare il senso di comunità che in primo luogo la Chiesa dona ai cristiani; inoltre questa realtà ci concede uno sguardo verso la comunione presbiterale.
Infine vi è l’aspetto dello studio. Nei vari corsi, affrontiamo numerosi argomenti: ci concentriamo ovviamente nelle materie teologiche, dando comunque grande spazio, già nei primi anni, allo studio della filosofia, delle lingue antiche e delle materie umanistiche.
Il servizio nel seminario
Per tutti i seminaristi, che fanno parte dell’anno propedeutico, della comunità vocazionale e teologica, il servizio pastorale è sempre una parte costitutiva della formazione, ma con un carattere differente per ogni tappa.
Tutti noi seminaristi siamo destinati in una parrocchia per stare al servizio di una comunità, in obbedienza e in collaborazione con il parroco.
La comunità propedeutica, il sabato va in parrocchia per fare catechismo e per aiutare nelle varie attività delle associazioni. Invece alla domenica può vivere la Santa Messa nella sua parrocchia di origine. La comunità vocazionale, invece, rimane tutto il weekend nella parrocchia destinata. La comunità di teologia, formata da quelli che hanno già ricevuto l’admissio e pertanto hanno un’implicazione maggiore con la chiesa, il suo coinvolgimento nella vita pastorale cresce. Ad esempio loro vanno alla parrocchia dal venerdì, dormendo lì, iniziando ad esserci con un maggior sostegno.
Il servizio non si limita però solo in parrocchia, lo viviamo anche in altri modi: accogliamo molti gruppi che visitano il seminario, raccontiamo la nostra esperienza, partecipiamo ai campi estivi; viviamo con fede la preghiera, lo studio, l’ordine in seminario, il servizio in cattedrale, e qualsiasi richiesta ci venga fatta dai nostri superiori.
Una testimonianza
La vita in seminario, come quella di qualsiasi vocazione cristiana, sarebbe impossibile senza Cristo. Quel che ho sperimentato, e che tutti e tre abbiamo in comune, è il fatto che non siamo noi ad aver cercato Dio, ma è Lui che si è mosso per primo, continuando a farlo ancora oggi. Se penso alla mia esperienza in particolare, il desidero di verificare la vocazione è iniziato in un momento in cui non ci pensavo nemmeno, e la conferma è arrivata in seguito ad un periodo di grande dubbio, quando ho chiesto alla Vergine Maria la grazia di capire a cosa il Signore mi chiamasse. La domanda è nata perché cercavo un senso, una direzione, e vedevo che se ci provavo da solo, fallivo. Così sono entrato in seminario, e posso testimoniare la grande serenità che ho provato, e che provo ancora, in mezzo a tutte le difficoltà che conseguono la scelta. Vedo soprattutto che avere un “perché”, anzi, un “per chi” vivo, cambia le cose. L’aver incontrato l’unico amore, ovvero Cristo, fa nascere nel mio cuore, ma anche in quello dei miei compagni, una sola cosa: la gratitudine per la vita che abbiamo.
Alessandro, Andres, Niccolò