
UNA FESTA PER TUTTA LA VITA
In queste domeniche di Pasqua i nostri ragazzi, riceveranno per la prima volta il sacramento dell’Eucarestia! È un appuntamento molto importante della loro vita. Anch’io ricordo bene quel 27 aprile del lontano 1997: è stato un giorno indimenticabile (a parte la pioggia). Ricordo bene il ritiro che ci ha impegnato tutto il giorno, la domenica precedente, e ricordo bene la celebrazione: una festa! Abbiamo cantato così forte da perdere la voce… ricordo con commozione la prima comunione ero contento Gesù veniva dentro di me mi trasformava, mi rendeva ancora più unito a Lui! È un dono grandissimo!
Porto nel cuore l’esperienza che ho fatto in Kenya qualche anno fa, prima di diventare sacerdote. Lì ci sono tantissimi fedeli cristiani disseminati in un territorio vastissimo che non riescono ad avere la messa tutte le domeniche perché per andare nelle varie chiese ci vogliono ore di fuoristrada. C’è chi fa chilometri a piedi!! Per loro, come dovrebbe essere anche per noi, l’incontro con Gesù è veramente una cosa importante! Quando riescono ad avere la Santa Messa sono veramente pieni di gioia… cantano, ballano, Gesù è con loro e la povertà e la solitudine sembrano in un tratto scomparire del tutto!
Quanto importante è la Messa! Per alcuni cristiani in alcune parti del mondo dove sono perseguitati significa anche rischiare di morire! E noi magari ci lamentiamo perché vogliamo dormire o perché ci annoiamo; o magari pensiamo che altro sia più importante…
Provvidenzialmente ascoltiamo in questa terza domenica di Pasqua l’episodio dei discepoli di Emmaus. È il giorno di Pasqua. Dei discepoli originari di Emmaus tornano a casa. Sono delusi, “fuori gioco”. Gesù, il maestro che compiva miracoli, che si era manifestato come figlio di Dio, come il Messia da tutti atteso, che aveva fatto tante promesse… quel Gesù è morto, ucciso come il peggiore dei malfattori, accusato di accuse false e infondate, percosso, schiaffeggiato, deriso, preso a sputi, frustato, flagellato, torturato, coronato di spine, uomo dei dolori, per la volontà del popolo crocifisso, costretto a sfilare per la città santa di Gerusalemme carico del suo patibolo, bastonato, inchiodato alle mani e piedi, costretto a bere aceto e fiele amara per dissetarsi…
Ogni speranza nutrita dai suoi discepoli… sembrava infrangersi come una bolla di sapone. Colui che sembrava il Salvatore non era riuscito a salvare se stesso. Erano proprio tristi e non riuscivano a darsi pace, “conversavano e discutevano tra loro di tutto quello che era accaduto”. Mentre conversavano, Gesù in persona si avvicina e cammina con loro ma i loro occhi erano impediti nel riconoscerlo. Ma come? Le lacrime e tristezza sono come una benda che impedisce loro di vedere bene.
Gesù non si manifesta, rimane come in incognito, forse perché i loro occhi non erano ancora pronti, le loro lacrime e la loro tristezza non erano ancora consolate. Gesù in incognito chiede loro di renderlo partecipe della loro conversazione. “Speravamo”: proprio qui sta il problema, si erano fatti, costruiti un Gesù che poi però aveva disatteso completamente le loro aspettative! La risposta di questo viandante sconosciuto è dura! “Stolti e lenti di cuore”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva di lui. Ma questo non è sufficiente a far sì che i due lo riconoscano… Gesù fa finta di andare avanti per la sua strada ma i due lo invitano a fermarsi con loro e riposare… ormai è sera “resta con noi!” Questo invito diventerà una delle più belle preghiere dei cristiani: rimani con noi, in noi Signore, non abbandonarci! Gesù accetta la richiesta e rimane con loro e a tavola. Ripete parole e gesti dell’ultima cena. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero… ci dice una cosa importante: solo nell’Eucaristia incontriamo Gesù, solo nella Messa lo possiamo riconoscere veramente e pienamente. Certo, egli si manifesta ovunque, nella Bibbia quando la leggiamo e la ascoltiamo, nelle persone che incontriamo… Ma nulla batte l’Eucarestia: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue… è lui che ce l’ha promesso, non è una nostra invenzione. Il giorno della Prima Comunione i nostri ragazzi faranno la stessa identica esperienza dei discepoli di Emmaus.
“Egli sparì dalla loro vista”. Per vederlo, servono gli occhi della fede e dell’amore. I Padri della Chiesa dicevano che Gesù è come il sole che illumina, e i nostri occhi si rallegrano della luce! Eppure non puoi vederlo direttamente… si brucerebbero gli occhi! La Scrittura dunque prepara, scalda il cuore, accende i motori… ma non basta! È necessaria, ma serve l’Eucaristia, l’incontro reale col suo corpo e col suo sangue. Alla fine la tristezza e la delusione si trasformano in gioia grande, in testimonianza.
Don Massimiliano