È il proclama solenne che il profeta Isaia rivolge a tutti, come “voce che grida nel deserto” per annunciare la venuta di Gesù Cristo, il Messia, 7 secoli prima della sua nascita. I profeti guardano lontano “per preparare le vie del Signore”, “di generazione in generazione”.
Importante che anche noi oggi, nel deserto del nostro vivere, sappiamo accogliere la loro voce. Annunciano il Regno di Dio in mezzo a noi: evento storico, con la nascita di Gesù a Betlemme; evento sacramentale, soprannaturale che celebreremo come ogni anno a Natale nel nostro spirito, insieme.
Da cristiani non dimentichiamo che nel Bambino Gesù adoreremo il Figlio di Dio, nato dalla Beata Vergine Maria per opera dello Spirito e affidato alla cura di Giuseppe, il falegname di Nazareth. Gesù, “cresciuto in età, sapienza e grazia” che lascia Nazareth per annunciare il Regno di Dio in mezzo agli uomini, chiamandoli a diventare “figli di Dio” per la sua morte e Risurrezione.
Questa è la novità, la “bella notizia che continuiamo ad annunciare e a vivere anche in questo Natale, con tutti i segni della nostra gioia: della preghiera e della convivialità, delle celebrazioni e delle luci, del presepio e dei gesti di solidarietà, della riflessione e della vacanza. È l’augurio che l’apostolo Paolo ci fa nella seconda lettura della Messa di oggi, e perciò prega: “che il nostro amore cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento perché possiamo distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno del Signore”.