CRISTO RE, L’ATTESO DELLE GENTI
Siamo abituati a festeggiare la fine e l’inizio del nuovo anno solare e sembra che dal 2008, anno in cui la crisi finanziaria si è abbattuta sul mondo occidentale, si sia creata una letteratura che tende a denigrare ogni anno trascorso come un coacervo di disgrazie. Il 2020 è sicuramente candidato a passare come annus horribilis, ma paragonare gli anni cercando il peggiore non è una cosa saggia. È invece saggia la preoccupazione della Chiesa di porre all’inizio e alla fine dell’anno liturgico l’incrollabile certezza che la nostra vita è nelle mani di Gesù Risorto, Re dell’Universo, e che tornerà nella gloria, nel suo secondo Avvento, per giudicare i vivi e i morti.
I cristiani sono invitati ad assumere questo criterio di giudizio per valutare il senso del tempoche trascorre, il senso della storia, trovando in esso un rassicurante carico di speranza. Una bella canzone di qualche anno fa invitava Marlena a tornare a casa “perché il freddo qua si fa sentire”. Sembra semplicemente la canzone di un innamorato che ha bisogno della presenza della sua amata per essere contento. L’autore della canzone ha poi dato l’interpretazione che non sia una persona reale, Marlena, ma l’idea della felicità perché è impensabile che si possa attribuire a qualcuno un’importanza così vitale, che un legame d’amore sia indispensabile.
Agli occhi del mondo i cristiani sembrano degli ingenui perché ritengono che Gesù, la sua presenza e il suo amore possano essere la cura ad ogni male e che la sua venuta possa essere la soluzione ai problemi. Che ci lascino con la nostra ingenuità. Noi crediamo che questo anno liturgico è stato e continuerà ad essere abitato dalla presenza di Gesù nostro Salvatore. Siamo in buone mani.
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1584, www.parrocchiasseggiano.it