Il Regno di Dio è vita

L’UOMO RICEVE LA VITA, LA COLTIVA, NON LA CREA

Siamo ritornati a percorrere il Tempo Ordinario: nell’anno B prosegue la lettura quasi continua del Vangelo di Marco. In esso, dopo la presentazione del Battista si leggono le prime parole di Gesù, solenni e autorevoli: “Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino (è arrivato), convertitevi e credete nel Vangelo”. Un lettore moderno, occidentale, si aspetterebbe di ricevere spiegazioni sui due temi annunciati: il Regno di Dio e il Vangelo. Invece Gesù inizia pazientemente a dipingere questi due concetti attraverso un vero e proprio cammino, un itinerario per la Galilea e la Giudea nel quale i gesti e le parole di Gesù danno contenuto a questo incipit fino al racconto della Passione a Gerusalemme.
Questa domenica siamo messi davanti alla parabola del seme: non quella forse più famosa dei vari tipi di terreno. Qui l’accento si sposta sulla vitalità propria del chicco: esso è vivo ed ha in se una potenzialità tanto grande quanto inaccessibile alla conoscenza diretta dell’osservatore. Anche oggi che le nostre conoscenze dominano i processi chimici di germogliazione e le leggi della botanica, lo spettacolo della vita che cresce e fruttifica continua ad essere carico di simboli, di realtà che rimandano a qualcosa di più grande e di invisibile ma non per questo meno vero.
Il Regno di Dio, la presenza vera, efficace, salvifica di Dio nel mondo è innanzitutto opera di Dio: non è prodotto umano. Quante volte, invece, la nostra società ha posto l’attenzione su tutto ciò che l’uomo può fare, e a ragione. Ma supponiamo per un attimo che sparissero dalla terra tutte le sementi, o più realisticamente tutti gli insetti impollinatori, avrebbero un bell’affannarsi gli scienziati a cercare inutilmente di sostituire il capolavoro di Dio.
Nella vita della Chiesa ci viene chiesto lo stesso realismo: la chiesa riceve la presenza viva di Dio come un dono. Potrebbe sembrare quasi ovvia come affermazione ma poi le nostre scelte e le nostre priorità manifestano una diversa percezione delle cose. Spesso siamo come dei contadini pieni di buona volontà che si affannano ad arare, fresare, preparare l’irrigazione ma poi si dimenticano di andare a prendere il seme in quantità adeguata. L’Eucaristia che abbiamo messo al centro nella domenica del Corpus Domini è la fonte inesauribile della presenza di Dio tra noi e da essa prendono vita tutte le forme di preghiera e di meditazione per far entrare la presenza di Dio più profondamente nel terreno delle nostre vite. Quanto ci teniamo? Quanto siamo disposti a riconoscere che la vera fecondità della Chiesa, della parrocchia, delle nostre famiglie e della nostra stessa vita, dipende dalla presenza invisibile ma reale di Dio?
La cosa consolante è che questo seme buono germoglia e fruttifica nonostante la nostra trascuratezza. Il seme è vivo e supera anche la nostra presunzione di essere noi in primis gli artefici di un buon raccolto. Siamo sempre più abituati al “tutto e subito” e quindi difficilmente ci accontentiamo di mettere le nostre speranze in un granello di senapa. Il Signore invece ci esorta a riconoscere che la vera vita, la vera fecondità non può avere altro che questa forma, da accogliere e da coltivare prima di tutto nel nostro atteggiamento mentale e di conseguenza nelle scelte concrete. Rimane il fatto che tante volte non valorizziamo abbastanza questo dono così prezioso. Quanto tempo dedichiamo alla preghiera personale e comunitaria? Quanto siamo capaci di fissare lo sguardo sulle reali necessità della nostra anima e di quella delle persone che amiamo? Se fossimo davvero illuminati dalla Parola di Dio ci renderemmo conto che la vita vera qui sulla terra e la vita eterna in paradiso sono una realtà continua e non sono il prodotto delle nostre tecniche e delle nostre strategie.
Spesso il nostro rapporto con Dio è inquadrato nelle categorie di precetto e di dovere, più raramente nell’ottica del bisogno vitale: lasciamo che la Parola del Signore illumini le nostre coscienze e ci confermi nella certezza che il Regno di Dio è vivo, presente in mezzo a noi.

Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1613, www.parrocchiasseggiano.it

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