Sono passati due anni

NOSTALGIA DELLA SETTIMANA SANTA

“Padre, la Messa in televisione vale?” Una domanda imprecisa non può avere una risposta esatta.
Solitamente la questione viene posta dalle persone anziane nelle quali, comprensibilmente, si è inculcato il “precetto festivo”, la giusta idea che c’è una regola alla quale siamo tenuti per fare il nostro dovere di cristiani. Nella fede cristiana, tuttavia, i doveri non sono mai fini a se stessi: hanno sempre come scopo il rapporto vero con Dio e la salvezza.
Cosa manca ad una celebrazione seguita in televisione o in streaming per essere strumento del vero rapporto con Gesù che salva? Dal punto di vista della meditazione, del raccoglimento, della forza della predicazione e della bellezza dei canti la Messa in TV potrebbe essere un momento qualitativamente superiore. “Sapesse padre che belle Messe che fanno in televisione” è uno dei commenti che si accompagnano alla domanda imprecisa di cui sopa. Ma allora, cosa manca?
La Settimana Santa del 2020 è stata celebrata a distanza. Chiusi nelle proprie case ciascuno ha potuto celebrare questo evento solo tramite i mezzi tecnologici. Qualcuno ha sentito il bisogno di collegarsi anche con i propri amici per assistere alla stessa celebrazione in contemporanea. Già questo è un indizio: i riti della Settimana Santa e l’anno liturgico in generale, non hanno lo scopo di nutrire il nostro bisogno di spiritualità. Essi servono, in primis, ad edificare la Chiesa, che è il vero e definitivo Corpo di Cristo affinché essa possa essere, nel mondo, segno dell’amore di Dio Padre. Un po’ di sano realismo dovrebbe seminare nel nostro cuore di cattolici praticanti un certo smarrimento, una inquietudine, nel vedere come siamo lontani da questa logica, come tendiamo a vivere la fede a nostro uso e consumo, per sentirci a posto noi.
Se questa inquietudine viene lasciata risuonare nel cuore può trasformarsi in preghiera, in richiesta a Gesù Cristo: “edificaci, Signore, come vera Chiesa: solo tu puoi farlo”. La risposta del Signore non si fa attendere e non è un rimprovero o una esortazione ad essere migliori, ma un invito pieno di amore che viene dal Vangelo secondo Luca: “ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi”.
Vivere la Settimana Santa da cristiani è l’occasione per rispondere a questo appassionato e commosso invito di Gesù. Vivere la Settimana Santa da cristiani, come Chiesa che gioisce nel vedere i volti dei fratelli e delle sorelle che hanno ricevuto la stessa vocazione d’amore. Chi non coglie la differenza rispetto a seguire un momento di preghiera televisivo non ha ancora capito il dono di Grazia che il Signore ha volto fare all’umanità donandoci la Chiesa.
Ci sono molte persone costrette a casa dalla malattia, che ricevono la Santa Comunione e avrebbero il grande desiderio di poter vivere la vita della comunità: a tutte queste chiediamo di offrire la sofferenza di questa privazione per la nostra Parrocchia, affinché cresca l’amore fraterno e fiorisca l’entusiasmo per l’annuncio del Vangelo. Comprensibilmente le attuali condizioni di epidemia non permettono di affrontare “a cuor leggero” la partecipazione ai riti della Settimana Santa, ma anche chi dovesse ritenere più prudente evitare le occasioni comunitarie può comunque alimentare questo desiderio e questa nostalgia della gioia che viene dalla Chiesa che celebra la Passione, la morte e la Risurrezione di Cristo.

Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1602, www.parrocchiasseggiano.it

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