Una sbirciata all’ultima pagina

LA TRASFIGURAZIONE SVELA LA META

Una delle letture più avvincenti della mia infanzia è stato il romanzo “Zanna Bianca”: mi ero affezionato al protagonista, il cane lupo ma le sue peripezie nel far-west erano davvero continue, rischiava di morire più o meno ad ogni capitolo. La tensione era tanta e non volevo che Zanna Bianca morisse… per questo motivo durante la lettura, andavo avanti di qualche decina di pagine: se leggevo ancora che il cane lupo faceva qualcosa ero rassicurato che nel brano drammatico che stavo leggendo sarebbe sopravvissuto.
Se si facesse la stessa cosa con il Vangelo e uno andasse a vedere cosa succede nelle pagine successive, potrebbe rimanere sconfortato se incappasse proprio nel versetto “ma Gesù emettendo un alto grido, spirò”: la storia è ormai chiusa, non vale nemmeno la pena andare avanti a leggere. Da questo punto di vista il Vangelo è uno dei racconti più sorprendenti della letteratura, perché pur con qualche preavviso, mai compreso dai discepoli, la Risurrezione di Gesù arriva come un colpo di scena inatteso. Siccome è una storia vera e non un romanzo fantasy nessuno si aspetterebbe un simile svolgersi degli eventi.
La morte ha il potere di gettare nella disperazione: se noi saremmo tentati di chiudere il libro perché afflitti dalla lettura, quanto più i discepoli di Gesù hanno immaginato che la sola prospettiva davanti a questa tragedia, fosse metterci una pietra sopra: letteralmente. Gesù, invece, nella sua benevolenza, nel suo realismo, sa che deve preparare i discepoli anche a quell’ora dolorosa e lo fa mostrando loro un anticipo del finale. Nella cinematografia ci sono i brevi video promozionali fatti di spezzoni, i trailer: nei momenti più drammatici del film viene in mente che quella scena epica di speranza e di vittoria che si era vista nel trailer, deve ancora arrivare e questo consola, tiene desti e alimenta la speranza. La trasfigurazione è grandioso anticipo della risurrezione.
Ascolteremo nelle prossime domeniche che “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore produce molto frutto”. La trasfigurazione ci mostra il frutto: ci mostra il germogliare della nuova spiga che porterà tanti altri chicchi di grano. Il Signore conosce la nostra debolezza, la fragilità dei suoi discepoli e ha voluto disseminare la strada del cammino verso Gerusalemme di annunci e segni premonitori della sua risurrezione. Comunque i discepoli hanno dovuto affrontare lo smarrimento e la desolazione e quasi sembra che tutti questi anticipi della Pasqua siano stati ininfluenti. Invece voglio credere che l’esperienza del monte Tabor abbia consolidato la speranza dei testimoni: l’atteggiamento di Pietro e Giovanni nella corsa al sepolcro il mattino di Pasqua sembra trasmettere questa speranza preannunciata, sopita e riaccesa. Chiediamo al Signore che questa domenica di Quaresima ci tenga svegli durante il Triduo Pasquale e pronti a correre al sepolcro a contemplare lo splendore della risurrezione che vuole accendere di speranza le nostre vite e le nostre giornate.

Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1598, www.parrocchiasseggiano.it

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