
“In ogni epoca la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso”: così scrive papa Francesco nel suo messaggio per la 55° giornata mondiale della pace che si è celebrata, come ogni anno, il primo gennaio.
La pace è il dono del Risorto che saluta i suoi discepoli dicendo “pace a voi”. La pace, però, è anche frutto dell’impegno e del lavoro di ciascuno di noi: se resta vero che alcuni interventi possono essere fatti soltanto dalle diverse istituzioni della società, è altrettanto vero che ciascuno di noi può collaborare per la costruzione di un mondo più pacifico a partire dal proprio cuore e dalle proprie relazioni.
Papa Francesco mette in risalto tre vie per la costruzione di una pace duratura.
La prima via è il dialogo tra generazioni. “Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme”. È, questa, una prima annotazione molto interessante poiché oggi il pericolo è la divisione e la contrapposizione tra generazioni in questioni come il lavoro, le pensioni, la salvaguardia della nostra casa comune (solo per fare alcuni esempi). Il papa invita a non dimenticare che “i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani”.
La seconda via è l’istruzione e l’educazione. Papa Francesco auspica “un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. Il riferimento all’importanza dell’educazione è molto importante: non basta intervenire per cambiare alcune situazioni (cosa peraltro necessaria); la partita si gioca nel cuore, nella coscienza dell’uomo. Se non si costruisce, non si educa a quella che papa Francesco chiama la “cultura della cura” si troverà sempre un modo per distruggere la pace.
La terza via è il lavoro. Può sembrare strano in un discorso dedicato alla pace parlare di lavoro, ma non deve stupire se si pensa a quante volte il luogo di lavoro è focolaio di scontri, rancori e cattivi rapporti. Il lavoro è “il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello”. Il lavoro è una delle dimensioni portanti della vita dell’uomo: “il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale”.
La tematica del lavoro è più che mai attuale: non dobbiamo mai dimenticare che l’uomo non ha soltanto bisogno di lavoro ma di buon-lavoro, di un lavoro dignitoso che permetta di mantenere economicamente se stessi e la propria famiglia e di realizzarsi come persona, “il lavoro, infatti, è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità”.
A ciascuno di noi non resta che accogliere l’invito del papa ad essere tra coloro che “senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani della pace”.
don Marco