LA SEQUENZA DI PENTECOSTE E LA FEDE CRISTIANA
Alcune delle celebrazioni più importanti dell’anno liturgico conservano l’antica preghiera della Sequenza: si chiama così perché segue l’epistola, la seconda lettura mentre solitamente ci sarebbe direttamente il canto al Vangelo. Questo è il testo che siamo invitati a pregare:
Vieni, Santo Spirito,
mandaci dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
soave refrigerio.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nel profondo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza il tuo soccorso,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.
È una preghiera molto bella che insiste sulla forza vivificante e sanante dello Spirito Santo. “Il vento – lo Spirito – soffia dove vuole e ne senti la voce” dice Gesù nel dialogo con Nicodemo. Ci sono molte cose invisibili, specialmente nel mondo tecnologico di oggi, di cui non abbiamo esperienza diretta ma capiamo che ci sono guardandone gli effetti. Alcune cose sono legate al mondo fisico e chimico: la corrente elettrica, la gravità, il magnetismo e ci vogliono strumenti e conoscenze adeguate per coglierli; altre cose legate al mondo degli affetti e dell’interiorità: nessuno può dire di aver mai visto l’amore, la libertà, l’odio, la paura alla stessa stregua di come si vedono persone, alberi, case … ma ci si rende conto che esistono dagli effetti che hanno sulla vita. Sono tutte cose ben reali nonostante non siano immediatamente sperimentabili. Lo Spirito Santo, questa Persona della Ss.ma Trinità, viva, creativa, potente, è l’unica multiforme presenza che Dio Padre e il Figlio hanno per agire nella nostra vita. Se lo Spirito agisce in maniera invisibile non possono quindi restare invisibili i suoi effetti. Deve accadere qualcosa che solo Dio può fare. Leggendo il testo della Sequenza di Pentecoste è facile e spesso commovente sentirsi descritti, detti, dalla preghiera: feriti, aridi, freddi, sviati ma al contempo la preghiera desta e scuote la nostra consapevolezza che proprio in queste situazioni di morte e di peccato, proprio o delle persone che ci stanno accanto, deve intervenire Dio, il Santo Spirito Paraclito. “Deve” inteso come una necessità di senso. Se non succede niente, non c’è niente se non quello che proviamo a fare noi. Quante volte il nostro cristianesimo si deforma, spesso senza che ce ne accorgiamo, in una sorda solitudine in cui dobbiamo bastare a noi stessi? Questa preghiera ci riporta alla verità di Dio e noi stessi. Dio ci salva perché è vivo, perché Cristo è risorto e perché lo Spirito Santo, lo Spirito di Cristo, continua a manifestare la sua presenza. Molto spesso la fede consiste nel fermarsi a riconoscere la sua presenza nella nostra vita e nella vita dei testimoni che il Signore ci dona. Molto spesso sacerdoti ed educatori si dedicano, nel dialogo con gli adolescenti e con i giovani, ad affrontare i loro dubbi di fede. Una fetta di essi sono dubbi di natura filosofica e teologica ma spesso servono a mascherare una questione esistenziale profonda “cosa me ne faccio di un Dio, che magari esiste ma non fa niente?”. Se esistesse sarebbe solo una presenza ingombrante nella vita di un ragazzo o di una ragazza quindi, per evitare di scomodarsi, si costruisce un castello di incredulità fondato su motivazioni razionali ma estranee al proprio bisogno di essere salvati. Anzi, proprio perché non si riconosce lo Spirito Paraclito, Cristo Risorto che ci salva, si tende anche a nascondere tutte le situazioni di bisogno di cui parla la Sequenza di Pentecoste. Il fatto che siano tenute nascoste non le cancella, anzi, le fa diventare fonte di maggiore pena. Chiediamo che Dio illumini i cuori dei suoi fedeli e che ci renda veramente liberi per accogliere la sua presenza.
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1610, www.parrocchiasseggiano.it