
L’AMORE È LA SORGENTE DELLA PENITENZA
La nostra civiltà è profondamente scandalizzata dal dolore: non ne vede alcun senso e lo rifiuta. Nemmeno la buona, vecchia saggia considerazione che imparare a sopportare un po’ di dolore, di scomodità, rende più forti. Oggi si parla della generazione dei “genitori spazzaneve”, che precedono i figli in tutto, aprendo loro la strada ed evitando loro problemi e crucci. Siccome nessuno vuole soffrire né tollera di veder soffrire le persone amate, si crea un velo di imbarazzo anche su Dio Padre: come può un padre amorevole anche solo concepire che suo figlio soffra? Forse è questo che alimenta l’idea che talvolta sentiamo, in cui si minimizza il rapporto tra tra Dio Padre e il Figlio, Gesù… Gesù ha fatto “il lavoro sporco” e Dio Padre è rimasto a guardare più o meno impassibile.
Gesù nel discorso con Nicodemo è insistentemente chiaro: il disegno di amore e di salvezza per noi ha portato Dio Padre a consegnare il Figlio che è tutto ciò che il Padre ha. Tutta la sua sostanza divina. Dio Padre non è l’imperscrutabile e impassibile vecchio con la barba. L’immagine più autentica che possiamo avere del volto del Padre è il dono totale di Cristo sulla croce. Questa è la Rivelazione della stessa Trinità Santissima che per amore ha creato l’universo A noi, spettatori meravigliati da tanta benevolenza, rimane solo di smettere di fare gli schizzinosi.
È qui che abita il vero timore di Dio: nella consapevolezza che siamo davanti ad una tale smisurata misericordia per noi poveri peccatori che che ci facciamo piccoli, e iniziamo a domandarci con sincerità quale sia la volontà di Dio da seguire, anziché procedere infantilmente a fare i conti in tasca a Dio su quello che dovrebbe o non dovrebbe fare. Davanti ad un Dio che per sé non ha conservato niente, ha dato il Figlio, che è tutta la sua gioia, possiamo solo ringraziare.
Mi viene un sospetto di ritorno: non è che la nostra generazione di genitori (e talvolta pure nonni) “spazzaneve” sia una conseguenza che abbiamo paura noi stessi di donare la vita per amore? Abbiamo paura di rimanere mortificati e delusi dalle privazioni e dalle sofferenze perché non abbiamo ancora capito che in esse abita l’amore del Padre e del Figlio?
Quando capiamo che siamo stati amati immensamente da Dio e che questo amore è passato attraverso la sofferenza del Figlio, diventiamo desiderosi di unirci ad esso. È questo il senso della Penitenza cristiana: non è un farsi del male sterile e vittimista, ma unirsi al dolore di Cristo perché solo con esso siamo stati salvati. Essere riconciliati con il nostro dolore, scorgendo in esso l’amore di Dio, ci permette di affrontare con speranza e con fortezza anche il dolore delle persone accanto a noi, il dolore dei tanti innocenti del mondo, che spesso è ciò che ci mette maggiormente alla prova nella fede.
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1600, www.parrocchiasseggiano.it