Rimanete nel mio amore

LA LIBERTA’ DI OSSERVARE I COMANDAMENTI

Il Vangelo di Giovanni, le sue Lettere, l’Apocalisse non si preoccupano di mettere in fila una serie di affermazioni tra loro discordanti. Sono discordanti probabilmente ai nostri orecchi occidentali che vogliamo sempre fare quadrare tutto ma per i discepoli non importa se la stessa strada si percorre avanti e indietro o se il percorso non è il più breve e razionale: l’importante è seguire il maestro. Nelle ultime domeniche il Vangelo ci propone un rapporto intimo e vitale con Gesù a immagine della vite e dei tralci. Per produrre frutti, di carità, di amore e benevolenza è necessario stare in questa relazione fondante. E come si fa rimanere in questa relazione? Osservando il comandamento dell’amore. Inizia ad apparire una contraddizione. Non era, questo amore, il frutto della vite feconda? Come posso mettere a sorgente del mio rapporto con Cristo ciò che viene presentato come il frutto di esso? Non importa: è entrambe le cose, frutto e sorgente.
La nostra libertà di creature deve accettare questo limite: non ci è concesso di essere innestati in maniera spirituale, immediata, definitiva nella Vite. Siamo chiamati a coinvolgerci al meglio di quanto ci è concesso nel Comandamento dell’amore, e quando ci sembrerà troppo grande da attuare, tornare a ricordarci che abbiamo bisogno di rimanere in Cristo, come lui è rimasto nel Padre. È l’equilibrio misterioso, che conosce solo Dio, tra grazia e libertà. San Giovanni con la sua schiettezza si limita a metterci davanti i due poli della questione: fare del proprio meglio e contemporaneamente ricevere ogni cosa come un dono di Dio.
Nella storia della teologia si sono versati i proverbiali fiumi di inchiostro sulla questione ma anche la vita di una piccola parrocchia ne mostra risvolti molto pratici ed attuali. Sapete bene della battaglia dei preti di oggi a convincere i nostri cristiani ad entrare nella fedeltà alla Santa Messa. Tante famiglie sarebbero anche disposte ad affidare a catechisti ed educatori la formazione dei loro figli ma quando viene loro chiesto di fare un passo, di coinvolgersi essi stessi come genitori si vede un’espressione stranita: davvero io che sono adulto sono tenuto ad entrare in questa logica? La risposta è sì, solo che rimane il dubbio: si può chiedere ad un adulto la fedeltà alla S. Messa se non ha ancora capito cosa significa “rimanete in me”? In un certo senso no: la Messa non è fatta per chi non crede, tuttavia in essa Gesù si offre e si rende presente e può toccare il cuore anche di coloro che partecipano soltanto per accompagnare i propri figli.
Si dice che la fedeltà alla Messa è un precetto, un comandamento che impegna: da solo non basta ma è uno strumento prezioso di cui il Signore si serve per far germogliare e maturare la nostra fede.

Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1608, www.parrocchiasseggiano.it

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