
IMPARARE DAL CHICCO DI GRANO
Se uno legge il Vangelo di Giovanni di seguito, in certi passaggi rimane quasi ubriacato dal fluire delle frasi. Delle persone che si sentivano estranee, quasi di serie B, per le loro origini non ebree timorosamente chiedono ad un apostolo, simile a loro, di poter incontrare Gesù. Non si capisce bene se lo incontrino però da questa richiesta Gesù inizia un discorso che cerca di mostrare il senso della sua venuta. Forse vuole sottrarsi ad una logica che lo vede solo come il fenomeno del momento. Gesù è venuto a mostrarci il volto di Dio Padre: è venuto a mostrarlo ad ogni persona che ha davanti. Il volto del Padre non è prepotenza trionfalistica, tra gli strepiti mondani, ma assomiglia alla vita che viene nel mondo attraverso la morte feconda di ciò che c’era prima, ad immagine di un chicco di grano.
Qui, dice la voce del Padre dal cielo, si manifesta la gloria di Dio: dal fatto che la vita vera si trova perdendola per amore. Questo discorso può produrre un effetto scostante per ogni cultura: né giudei né greci accettano a cuor leggero che il Dio della Salvezza dia la sua vita per amore e chiami i discepoli a fare altrettanto. D’altro lato, la pretesa della Rivelazione di Gesù è che la logica del chicco di grano sia qualcosa che ogni uomo e ogni cultura possa capire. Non soltanto per la semplicità della metafora agricola, bensì, soprattutto perché la persona che accoglie la logica del chicco di grano capisce che la sua vita è fatta per questo amore che si dona e diventa fecondo. Questa è la chiave per entrare nella Settimana Santa.
Tratto da “L’eco di Asseggiano” n. 1601, www.parrocchiasseggiano.it